COORDINAMENTO PRECARI SCUOLA
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[Utilità] Storia del precariato e dei movimenti dei precari nella scuola italiana

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Messaggio Da Ospite Ven Nov 13, 2009 11:11 am

Per gli anni fino al 2000 si tratta di una libera rielaborazione da "Il lavoro di supplente", di Giuseppe Patroncini, Roma 2000

PARTE PRIMA. LE ORIGINI

Perché precari?

"Poiché si sa benissimo da parte di tutti che io non ho di che nutrirmi o vestirmi, ho chiesto alla pietà vostra, e la vostra benevolenza me lo ha concesso, di potermi affidare e accomodare al vostro mundio, e così ho fatto; cioè che tu debba aiutarmi e sostenermi, tanto per il vitto quanto per il vestiario, secondo quanto potrò servire e meritare; e, finché vivrò, debbo prestarti il servizio e ossequio dovuti ad un uomo libero e non potrò sottrarmi per tutta la vita alla vostra potestà e mundio, ma dovrò rimanere finché vivrò nella vostra potestà e protezione. Conseguentemente si conviene che se uno tra noi avrà voluto sottrarsi a questa convenzione paghi una
composizione in entità da determinarsi al suo contraente". (Prece della metà dell’VIII secolo) Questa era la formula con cui, attraverso una preghiera, una prece e, cioè, in forma precaria, appunto, tra il VI e l’VIII secolo era in uso per i contadini ottenere protezione militare e terra da lavorare dalla nobiltà guerriera e terriera dell’epoca. Da formule rogatorie di questo genere ha origine il termine "precario" venuto col tempo a significare non solo la dipendenza della propria sorte da un altro, un signore, un guerriero che assicurava protezione e sostentamento, ma proprio la indisponibilità delle decisioni relative alla propria vita ed al proprio lavoro e quindi l’insicurezza
di quest’ultimo. Certo oggi il termine è largamente di moda: la precarizzazione
del lavoro è fenomeno che in termini sostanziali (occupazione o disoccupazione)
o formali (la flessibilità della sua organizzazione) invade tutti campi dell’attività
lavorativa e il vocabolario, nonostante l’ invenzione di termini meno pesanti (quello più usato oggi è "interinale"), ha recuperato nell’uso comune questa parola, a cui in passato si preferivano altri termini più specifici ("stagionale", "giornaliero", "a ore",
"saltuario"). Sì, perché fino a poco tempo fa l’uso comune del termine precario era più facile sentirlo in medicina (la salute precaria) o nella giurisdizione edilizia (quale scempio urbanistico delle nostre città è stato operato sotto la finzione giuridica delle cosiddette costruzioni "in precario"!) e quando veniva usato nel linguaggio riferibile ai rapporti di lavoro ciò era fatto soprattutto per sottolinearne elementi di drammaticità o di ............... C’era una sola eccezione, per lo meno a partire dalla fine degli anni sessanta: la scuola. Sarà stato per un motivo culturale, sarà stato per sottolineare gli elementi al tempo stesso di drammaticità della condizione lavorativa e di coesione di classe, sarà stato anche per qualche malcelato disprezzo verso la scuola di massa, scuola precaria piena di precari, fatto sta che alla parola supplente, che ognuno di noi aveva imparato da scolaro di fronte a qualche improbabile maestrina dall’altrettanto improbabile penna rossa, non appena si passava dall’altra parte della cattedra si preferiva la parola precario.

Il precariato ieri e oggi

Se il precariato è onnipresente nella storia della scuola italiana, tuttavia occorre prendere atto che tra il precariato degli anni settanta e quello del 2000 vi sono differenze costitutive rilevanti. Il precariato all’inizio degli anni settanta era più numeroso: era quasi la metà del personale allora in servizio, il che vuol dire che si aggirava permanentemente intorno al mezzo milione di unità. Era egualmente diffuso a
livello nazionale, nelle diverse classi di concorso e nei diversi gradi di scuola. Ed era il frutto del boom scolastico e della mancanza di programmazione: la crescita della scolarizzazione tra il 1960 ed il 1975 era stata così impetuosa da mandare in "tilt" non solo la macchina amministrativa della scuola italiana insieme agli equilibri sociali, ma anche il tradizionale sistema di reclutamento basato sul concorso, fino ad allora nazionale, per cui come si conveniva per tutti gli impieghi pubblici, dal militare al magistrato, passando per le "mezze maniche", non vi era chi, appena entrato in ruolo, non avesse fatto il suo viatico in qualche provincia lontano da casa. Il precariato di oggi è molto meno numeroso: è difficile fare un calcolo preciso ma non si è lontani dal vero se si ragiona su circa 120.000 persone, mettendo insieme i supplenti su cattedra vacante e disponibile, quelli su cattedra vacante ma non disponibile e quelli impegnati
nelle varie sostituzioni temporanee più o meno lunghe. E’ diversamente distribuito nelle classi di concorso: circa i due terzi dei posti vacanti e disponibili appartengono a non più di una dozzina di classi di concorso, su oltre cento, oppure sono posti di sostegno. E’ diversamente distribuito per provincia: le cattedre e i posti vacanti e disponibili sono soprattutto nelle province dell’arco alpino da Cuneo a Udine o in Sardegna. Per questo sulla stampa compaiono spesso interpretazioni un po’ schizofreniche secondo cui alternativamente di posti vacanti non ce ne sarebbero o ce ne sarebbero decine di migliaia. Ma soprattutto il precariato nella scuola non è più frutto del boom scolastico o della mancanza di programmazione, ma spesso delle stesse misure economiche ed
amministrative. Tra una tornata concorsuale l’altra sono passati in certi casi circa dieci anni e questo ha pesato soprattutto su quella dozzina di classi di concorso e su quelle province di cui si è già detto. Poi una serie di leggi, a partire dalla finanziaria del 1993, ha posto vincoli amministrativi alle assunzioni in ruolo, col risultato che laddove prima si scorrevano le graduatorie oggi si mantengono in servizio dei supplenti annuali. Infine, il mutato clima nei confronti della spesa, intrecciato con il ridimensionamento, a volte solo ufficiale, degli organici ha indotto ad un più ampio ricorso all’istituzione
di posti in organico di fatto anziché in organico di diritto: anche su questi non è possibile assumere in ruolo, col risultato che vi vivacchiano i supplenti annuali. Vivacchiano perché le stesse norme, che hanno imposto di non mettere questi posto a concorso, hanno tolto ai supplenti annuali il pagamento delle vacanze estive.

Precariato e sindacalismo

Nondimeno quello col precariato è un rapporto che ha segnato molto la vita e la storia del sindacalismo scolastico italiano, in primo luogo della Cgil Scuola. Vale la pena di ricordare quanto le vicende del precariato e la lotta per la stabilizzazione del posto di lavoro siano all’origine della storia del nostro sindacato e quanto queste a loro volta siano state unite alla ridefinizione dei diritti e dei doveri del personale docente. Il movimento degli insegnanti sviluppatosi tra il 1968 ed il 1973 rivendicava l’abolizione
dei concorsi ordinari e l’immissione in ruolo del personale precario attraverso un formazione universitaria ad hoc e allo stesso tempo tutte quelle misure di riconoscimento dei diritti e dei doveri dell’insegnante (un primo tentativo di definizione di stato giuridico fu avanzato nel 1972 dal Ministro democristiano Misasi e bocciato dal suo stesso partito!), di partecipazione democratica, di contrattazione sindacale, di sperimentazione didattica, che furono ricomprese, in qualche modo, nei decreti delegati del 1974. Non è un caso che la data d'inizio di questa vicenda coincida con la fondazione della Cgil Scuola e la sua fine coincida con la stipula del primo accordo contrattuale della storia del sindacalismo scolastico italiano. E comunque in ventisette anni i movimenti rivendicativi del personale precario, congiunti all’azione contrattuale del sindacato hanno prodotto ben sette leggi di immissione in ruolo e di revisione dei meccanismi di reclutamento: in media più di una ogni quatto anni. Una frequenza che al di là di ogni .............. dimostra quanto i bisogni del precariato e l’esigenza della stabilità del personale della scuola siano ben iscritti nei cromosomi del movimento sindacale confederale italiano e in particolare della Cgil Scuola.

PARTE SECONDA. Il movimento dei precari negli anni Settanta

Il movimento si sviluppò attraverso i blocchi degli scrutini del 1969 e del 1970, proclamati allora da tutti i sindacati. Ed anche allora non mancarono le ................. del caso. Un primo successo fu ottenuto con la legge 6 dicembre 1971 n. 1074 che introduceva gli incarichi a tempo indeterminato e istituiva i corsi abilitanti speciali. Il primo provvedimento dava tranquillità al personale precario che nelle graduatorie di supplenza si collocava in posizione utile per occupare una cattedra vacante: questo personale diventava sostanzialmente illicenziabile fino all’ottenimento dell’abilitazione, a seguito della quale sarebbe avvenuta l’assunzione in ruolo. I corsi abilitanti speciali erano invece riservati al personale incaricato a tempo indeterminato della scuola secondaria e consentivano di ottenere l’abilitazione senza passare attraverso il concorso anticipando i corsi universitari. I corsi abilitanti speciali, che furono avviati nel 1972, si dimostrarono un volano di organizzazione sindacale e di movimento incredibile: i precari organizzati in delegati di corso esercitarono un rigido controllo sugli esiti e fecero dei corsi abilitanti una sorta di sede permanente di confronto del movimento. Le istanze che sorgevano dai corsi venivano poi riportate nelle assemblee
sindacali provinciali che si tenevano di frequente, assicurando un legame tra movimento e organizzazioni sindacali non privo di ................. ma sicuramente saldo. Nei mesi di ottobre e novembre del 1972 quattro giorni di sciopero, due indetti da Cgil Cisl e Uil e due dai sindacati autonomi per infrangere le resistenze del governo neocentrista di Andreotti, in cui Scalfaro aveva sostituito Misasi alla pubblica istruzione, ottennero una larga adesione della categoria. L’iniziativa si mantenne ad un livello talmente alto da suscitare l’attenzione, oltre che del mondo politico, anche di tutto il movimento sindacale. Tanto che nella primavera del 1973 la situazione rischiò di sfociare in uno sciopero generale nazionale dei lavoratori di tutte le categorie a sostegno dei lavoratori della scuola. Fu questa minaccia che sciolse le ultime resistenze ministeriali e sull’onda di questo movimento e di questa solidarietà si
ottennero allora, in una sequenza temporale significativa, il primo contratto (17 maggio 1973), nuove norme per l’assunzione in ruolo (30 luglio 1973) e i decreti delegati (13 settembre 1974). La legge delega 30 luglio 1973 n. 477 fu il primo di una lunga serie di interventi sul reclutamento: l’art. 17 prevedeva l’assunzione in ruolo, attraverso l’inserimento in una graduatoria ad esaurimento, di tutto il personale a tempo indeterminato abilitatosi con i corsi abilitanti speciali (i docenti elementari, il cui titolo era abilitante entravano invece automaticamente, cosa che si ripeterà in tutti i provvedimenti successivi fino al 1989) e l’istituzione di nuovi corsi abilitanti ordinari, in
attesa che la riforma dell’università istituisse la formazione abilitante universitaria. Entrarono in ruolo circa 200.000 lavoratori, i cosiddetti "diciassettisti".

La legge 463/78

Ma in un’epoca che era ancora di grande espansione scolastica l’operazione non esaurì' tutto il precariato, anzi tra il 1974 ed il 1978 se ne formò in abbondanza di nuovo. Anche in questo caso lo svolgimento dei corsi abilitanti ordinari del 1975-1976 si dimostrò un forte fattore di organizzazione e di coesione del movimento: le forme di organizzazione e di controllo già sperimentate in precedenza furono ripetute. L’obiettivo era quello di riprodurre in chiave più vasta quello che si era ottenuto nel 1973.
Nel 1977, in base ad un’intesa tra i sindacati confederali e il Ministro Pedini, cominciò ad essere discusso un disegno di legge per l’immissione in ruolo di tutti gli incaricati a tempo indeterminato abilitati. Questo significava l’immissione in ruolo per almeno 150.000 persone. Ma il prezzo dello scambio era rappresentato da due contropartite non di poco conto: la restaurazione del concorso come forma ordinaria di reclutamento, sempre in attesa della riforma universitaria che istituisse una formazione iniziale dei docenti a quel livello, e la sostituzione dell’incarico a tempo indeterminato con l’incarico annuale, che rimetteva l’incaricato su cattedra vacante di nuovo di fronte al rischio della licenziabilità. Lo scambio non mancò di creare contrasti all’interno del movimento, in primo luogo diviso tra chi comunque risultava garantito e chi no, e tra questi ultimi e le organizzazioni sindacali. E diede anche luogo alla nascita di effimeri tentativi di sindacalismo alternativo, come il Coordinamento nazionale lavoratori della scuola, nato da alcuni coordinamenti dei precari. Dietro non c’erano comunque solo questioni sindacali: erano gli anni del "Compromesso storico",
del Governo di unità nazionale e del Congresso dell’EUR e c’era chi, dietro questo ed altri accordi, leggeva solo connivenze e moderatismi strumentali. Ad ogni modo la legge fu approvata il 9 agosto 1978 col numero 463: nel frattempo era però avvenuta un’assunzione di personale a tempo indeterminato tale da portare il numero dei neo immessi in ruolo alla cospicua cifra di 250.000 persone, con buona pace di quanti un anno prima si ritenevano insoddisfatti.

PARTE TERZA. IL MOVIMENTO DEI PRECARI NEGLI ANNI OTTANTA

Il movimento per la legge 270/82

I concorsi ordinari restaurati con la legge 463/78 avrebbero dovuto svolgersi ogni tre anni, ma la scadenza non fu mai rispettata e non solo per scelta del Ministero. Il fatto è che, pur in presenza di fenomeni consistenti prima di stabilizzazione e poi di calo della popolazione scolastica che investivano soprattutto la scuola dell’obbligo, la scuola secondaria superiore continuava ad espandersi e, se si pensa che gli ultimi corsi di abilitazione erano cominciati nel 1975, va detto anche che numerosi supplenti
avevano cominciato a lavorare dopo quella data. Nel 1980, a cinque anni dai corsi abilitanti e a due dall’ultima sanatoria, il personale docente e non docente incaricato annuale superava già la cifra di 100.000 addetti. Vi era quindi in quell’anno "materia" sufficiente a dar vita ad un nuovo movimento della portata di quello degli anni precedenti. Contribuivano ad alimentarlo non solo la popolazione scolastica, ma anche l’aumento del fabbisogno scolastico: i corsi pomeridiani di studio sussidiario, le libere
attività complementari, le attività integrative della scuola elementare, i corsi "150 ore" per lavoratori aumentavano l’organico di fatto senza che per questo quei posti venissero tenuti in considerazione per le immissioni in ruolo. E la prima reazione di queste persone, che avevano visto i loro colleghi di poco più anziani, con cui lavoravano gomito a gomito, beneficiati dalle leggi del 1973 e del 1978, era quella di ritenersi vittima di un’ingiustizia della storia. Quindi la prima rivendicazione era quella di tornare all’incarico a tempo indeterminato e di bloccare i concorsi ordinari, sperando in qualche corso abilitante. Giova per altro ricordare che, mentre per la scuola secondaria e per la scuola materna le leggi di sanatoria erano comunque collegate ai corsi abilitanti, era entrata in ruolo "ope legis", cioè senza neppure una parvenza di selezione, una parte cospicua del personale: vale a dire tutto il personale non docente, gli insegnanti tecnico pratici e i maestri elementari, per i quali il titolo magistrale che si conseguiva a 18 anni era riconosciuto già di per sé come abilitante. Sicché nel 1980, Ministro della pubblica istruzione il liberale Valitutti, fu presentato un disegno di legge, noto col numero 1112, teso dare in qualche modo soddisfazione alle richieste dei precari. In qualche modo, perché non si restaurava, come il movimento
pretendeva, l’incarico a tempo indeterminato, anzi l’incarico annuale diventava
supplenza annuale, cioè un’ulteriore precarizzazione. Non si sarebbero fatti corsi
abilitanti ma solo un esame abilitante riservato agli incaricati annuali e a qualche altra categoria di precari. E qui entrava in gioco un altro fattore, quello dei piccoli gruppi di pressione e delle mille nicchie in cui era organizzato l’universo scolastico e parascolastico italiano: i corsi Cracis, le scuole popolari, le scuole domenicali, i supplenti all’estero, gli "aspecifici" di educazione fisica e di educazione musicale (per
capire la particolarità basti pensare che ancora oggi alcuni di questi casi sono irrisolti e la stessa ultima legge 124 del 1999 ne ha preso in considerazione la soluzione forse definitiva). Per fare fronte a tutte queste situazioni la legge prevedeva l’istituzione della dotazione organica aggiuntiva, la Doa, progenitrice della Dop ed embrione di quell’organico funzionale di cui già allora si parlava con le migliori intenzioni, che però
sarebbero andate presto frustrate. Comunque erano 40.000 posti in più nell’organico
di diritto, utili, cioè, per l’immissione in ruolo. La discussione della legge fu lunga e laboriosa, bloccata da crisi di governo ogni qualvolta sembrava che un ramo del Parlamento dovesse approvarla. E infatti non sarà Valitutti a gestirne il finale, ma l’inossidabile Falcucci, già nota al mondo della scuola per il suo ruolo di sottosegretaria all’istruzione in numerosi governi precedenti. Così una mobilitazione caratterizzata da tumultuanti assemblee, presidi davanti ai provveditorati e frequenti manifestazioni cittadine finì col convergere nella manifestazione nazionale del personale precario, organizzata da Cgil Cisl e Uil, che si svolse a Roma il 5 febbraio 1982 quando circa 25.000 precari sfilarono davanti al Ministero. La legge fu approvata il 20 maggio 1982
col numero 270. Istituiva una graduatoria ad esaurimento per gli incaricati annuali e una sessione riservata di abilitazione, e alla fine si era riusciti ad ottenere anche che fosse preceduta da corsi di preparazione (ma formatori ed esaminatori non erano le stesse persone!). Comunque tra il 1982 e il 1984 circa 150.000 persone beneficiarono gradualmente dell’immissione in ruolo. Nel frattempo venivano riattivati anche i concorsi ordinari che si svolsero tra il 1983 e il 1985, a quasi 15 anni dai precedenti, che si erano conclusi nel 1969.

La legge 326/84

Una coda della legge 270/82, prevista espressamente da due articoli, venne gestita con la legge 16 luglio 1984 n. 326. Inizialmente avrebbe dovuto riguardare alcune tipologie di insegnanti già in servizio negli anni settanta, ma fu l’occasione per una nuova rivendicazione da parte dei supplenti annuali del 1982-83 e del 1983-84 che erano rimasti esclusi dai benefici della L. 270/82. La legge prevedeva una graduatoria speciale ad esaurimento per il personale con supplenza annuale del provveditore fino a
quell’anno che si fosse abilitato o nella sessione riservata prevista dalla legge 270/82 o con i concorsi ordinari. Non era prevista quindi nessuna nuova sessione riservata di abilitazione. Gli aspiranti inseriti nella graduatoria ad esaurimento avevano anche il diritto alla precedenza assoluta nel conferimento delle supplenze, principio che fu istituito allora e che dura tuttora. Ma la provincia dove si era svolta la supplenza annuale, quella in cui si era inseriti in graduatoria e quella in cui si esercitava la precedenza assoluta dovevano coincidere.

La condizione precaria

Si può dire che la legge 270/82 sia stata l’ultima delle grandi leggi di sanatoria: con tre leggi infatti nell’arco dei dieci anni che vanno dal 1974 al 1984 furono immesse in ruolo circa 600.000 persone su un personale che in quegli anni si aggirava su 1.100.000 unità. Ma il termine di riferimento non è solo quantitativo: la legge chiude quella che potremmo definire la fase espansiva e la costituzione della Doa, al di là dell’uso clientelare che poi se ne fece ai fini dei trasferimenti, sanziona bene la comprensione e il riconoscimento di tutte le attività che avevano investito la scuola italiana nella fase della sua crescita: la trasformazione delle attività integrative
della scuola elementare in tempo pieno o delle libera attività complementari in tempo prolungato nella scuola media non sarebbero concepibili senza questo riconoscimento. Ma anche dal punto di vista dei rapporti di lavoro si chiudeva un ciclo, dagli incarichi annuali o triennali degli anni Sessanta si era passati agli incarichi a tempo indeterminato, poi di nuovo agli incarichi annuali ed infine alle supplenze annuali. E anche il ricorso alle supplenze diventava più difficile: l’art. 19, quello dello straordinario obbligatorio, imponeva che fino a 10 giorni di assenza i docenti fossero obbligati a sostituire i colleghi assenti. Negli anni Settanta la condizione del personale
supplente era scarsamente considerata: il Dpr 417/74, il decreto delegato che
sanciva lo stato giuridico dei docenti, non prevedeva nemmeno la possibilità di un’assenza. Questa la si deduceva dai limiti di sostituibilità con personale interno alla scuola: sei giorni. Facevano eccezione i maestri elementari per i quali era prevista, per concessione ministeriale registrata solo su una circolare (sic!), la possibilità di assentarsi per un mese a stipendio pieno (dimezzato al primo anno di supplenza). Ma negli anni Settanta la condizione supplente era considerata transitoria: gli incaricati a tempo indeterminato avevano quasi tutti gli stessi diritti di quelli di ruolo, almeno quelli
fondamentali. Non era più così per i supplenti annuali: per loro veniva prevista la possibilità di assentarsi, solo per malattia, un mese al 100% dello stipendio e due al 50% (ma un mese solo al 50% se si era al primo anno di servizio) e successivamente, nel 1988, verrà comunque garantita loro la possibilità di assentarsi anche fino a sei mesi, di cui tre evidentemente non retribuiti. Cresceva perciò nel corso degli anni Ottanta la consapevolezza che anche la condizione precaria andasse regolamentata.

La ripresa del movimento alla fine degli anni Ottanta

Sul finire degli anni Ottanta il precariato aveva raggiunto nuovamente cifre significative. Ciò ridiede fiato ad una serie di rivendicazioni, che furono sintetizzate nella procedura che da quel momento si chiamerà "doppio canale". In pratica si trattava di fare tesoro dell’esperienza sul reclutamento accumulata negli ultimi quindici anni, durante i quali graduatorie di personale abilitato avevano o sostituito o affiancato le tradizionali graduatorie di merito dei concorsi ordinari: l’idea era quindi
quella di istituire un meccanismo che al 50% funzionasse per chiamata dalle graduatorie di merito e per il 50% da una graduatoria permanente degli abilitati. Ma prima che tali principi iniziassero ad essere collaudati con la legge 27 dicembre 1989 n. 417, bisognava fare i conti con uno dei bisogni primari del precariato: quello di non sprecare abilitazioni già acquisite o concorsi già superati. Vi erano infatti in circolazione dal 1984 non poche persone in queste condizioni. Il movimento dei precari di quegli anni attraversò i sussulti che investirono tutto il corpo docente, in parte
mischiandosi ai più ampi movimenti, in parte restandone offuscato. Non c’è dubbio che i precari diedero un grande contributo al grande sciopero generale della scuola organizzato da Cgil Cisl e Uil nel 1986, il più grande nella storia del movimento sindacale nella scuola, così come presero parte alla contestazione dei Cobas e furono anzi la "fanteria" del blocco degli scrutini del 1987, senza riceverne tuttavia grandi benefici, dal momento che le spinte salariali di quegli anni lasciarono ben poco spazio a nuovi investimenti per nuove assunzioni. Così la legge 4 luglio 1988, n. 246 diede soddisfazione solo alla porzione più anziana di precariato. I servizi di riferimento,
infatti, risalivano al periodo 1975-1981. Chi possedeva due anni di servizio in questo periodo accedeva a due graduatorie in due province diverse: una corrispondente a quella di servizio, l’altra scelta liberamente. Questa seconda graduatoria fu di lì a poco trasformata in graduatoria nazionale. Per i non abilitati era previsto un esame di abilitazione, che però non era preceduto da corsi abilitanti.

Il doppio canale

La legge 27 dicembre 1989 n. 417, invece, istituì, a fianco del concorso ordinario (concorso per esami e titoli) e della relativa graduatoria di merito, il concorso per soli titoli: in pratica si trattava di una graduatoria permanente a cui accedevano tutti gli abilitati con 360 giorni di servizio negli ultimi tre anni. In prima applicazione, dato il ritardo nell’indizione dei concorsi ordinari che iniziarono solo nel 1991-92, finì con l’essere soddisfatta la rivendicazione dei precari che esigevano per il concorso per
soli titoli il 100% dei posti. Inoltre in quell’occasione i docenti elementari di sostegno (ma non quelli su posto comune) e gli insegnanti tecnico pratici entrarono in ruolo ancora una volta "ope legis". Per il personale precario non abilitato era prevista un’abilitazione riservata consistente in un esame senza alcun corso di preparazione. Per gli inseriti nella graduatoria del concorso per soli titoli era prevista la precedenza assoluta nel conferimento delle supplenze.

PARTE QUARTA. Gli Anni Novanta

Uno stato giuridico per i precari

Negli anni tra il 1990 e il 1992, tra abilitazioni riservate e concorsi ordinari, ebbe luogo un’ondata di iscrizioni a graduatorie e di assunzioni. Queste ultime furono circa 100.000 e si raggiunse il più basso livello nel conferimento delle supplenze annuali da parte dei provveditori agli studi, con un precariato praticamente limitato alle sostituzioni e non più alla copertura di cattedre vacanti. ................. imprudentemente inneggiò anche alla fine del precariato nella scuola. Ma mentre per il concorso per soli titoli si procedette con regolarità a bandi triennali, lo stesso non avvenne per i
concorsi ordinari, che negli anni novanta furono abbastanza regolari solo nella scuola elementare. A ciò si aggiunsero, a partire dal 1993, alcuni vincoli nelle assunzioni in ruolo finalizzati al contenimento della spesa pubblica, che fecero nuovamente e rapidamente lievitare le supplenze annuali. In particolare fu introdotta una restrizione nelle assunzioni, che imponeva di non utilizzare, ai fini delle nomine in ruolo, i posti e le cattedre di cui non fosse sicura la conservazione anche nell’anno successivo. Questa misura si andava a sommare alle operazioni di utilizzazione del personale soprannumerario in classi di concorso diverse da quelle di appartenenza, con il corollario di sottrazione di posti anche in questo caso alle nomine in ruolo. In altre parole, come se non bastasse il mutato clima politico e culturale improntato al neoliberismo, si accentuavano gli elementi che favorivano la crescita dell’organico di fatto rispetto a quello di diritto. Sicché verso la metà degli anni novanta la situazione del precariato si caratterizzava nuovamente per un sostanziale equilibrio numerico tra i supplenti temporanei impegnati nelle sostituzioni dei colleghi assenti e quelli a vario titolo impegnati nelle supplenze annuali. Ma la sottrazione di posti alle nomine in ruolo aveva avuto conseguenze anche sul rapporto di lavoro: la supplenza annuale fino al termine dell’anno scolastico (31 agosto), col conseguente pagamento delle vacanze estive, beneficio che in origine spettava a tutti coloro che avessero raggiunto un certo numero di giorni di servizio, era rimasta prerogativa solo di coloro che con nomina del provveditore avessero occupato una cattedra utile all’immissione in ruolo. Fin dal 1983 una legge finanziaria aveva tolto questa prerogativa ai supplenti
impegnati in sostituzioni annuali e la legge finanziaria del 1993 aveva istituito la supplenza annuale fino al termine delle attività didattiche (per convenzione solitamente il 30 giugno) per i posti vacanti ma non disponibili per nomina in ruolo. Inoltre il vantaggio a suo tempo accordato ai docenti della scuola elementare in termini di malattia veniva unilateralmente ritirato. Diventava quindi importante ridefinire una sorta di stato giuridico dei precari in merito soprattutto al problema delle assenze. La cosa fu fatta col contratto nazionale di lavoro del 1995: il passaggio, avvenuto allora, dalla contrattazione pubblica a quella di diritto comune apriva la possibilità di affrontare con meno vincoli anche i rapporti di lavoro più particolari. Si
ottenne in quella circostanza che ai supplenti temporanei di tutti i gradi di scuola fossero riconosciuti trenta giorni di assenza per malattia retribuiti al 50%, mentre per le varie tipologie di supplenti annuali fu mantenuto il vecchio trattamento, anzi quest’ultimo venne migliorato nel contratto del 1998 con l’abolizione delle riduzioni al trattamento economico previste nel primo anno di servizio. A tutti i supplenti vennero poi riconosciuti permessi non retribuiti fino a sei giorni, che si aggiungevano a tutti i permessi di carattere più universale (matrimonio, assistenza parenti portatori di handicap, diritto allo studio).

Il movimento dei precari negli anni ’90 e la legge 124/99

Ma il rinfoltirsi delle schiere dei precari non poteva non favorire la ripresa di nuovi movimenti rivendicativi, a maggior ragione sollecitati dalle "privazioni" imposte per legge nel 1993-1994. Aggravavano il tutto una serie di misure volte ad appesantire i concorsi e la revisione delle classi di concorso e di alcuni ordinamenti scolastici della
secondaria superiore che modificavano titoli di accesso e cancellavano insegnamenti e cattedre. Tra il 1994 ed il 1995, nella convulsa situazione politica della cosiddetta fine della "prima repubblica", riprese un’agitazione, caratterizzata da rivendicazioni frammentarie di gruppi differenti di precari (abilitati, non abilitati, insegnanti di sostegno, docenti di religione, ecc.). Non a caso questa vicenda nacque da un gruppo di docenti siciliani dipendenti dall’amministrazione regionale e da questa liquidati, che "chiedevano asilo" alla scuola statale, si estese subito alle province del nord dove più frequenti erano le supplenze annuali anche tra i non abilitati, e vide come protagonisti non solo le organizzazioni sindacali, ma numerosi gruppi: oltre ai
vari coordinamenti provinciali, più o meno vicini ai sindacati, due o tre
autodenominatisi Coordinamento nazionale dei precari, addirittura un Sindacato
nazionale dei precari, un paio di associazioni nazionali di docenti di sostegno e, forse il più significativo tra questi gruppi, un Comitato insegnanti precari, per non parlare di comitati e associazioni organizzate per disciplina o per titolo di studio, rinfocolate dalle riforme delle cattedre e delle classi di concorso che modificavano le consistenze organiche. In poco tempo l’agitazione mise capo anche ad un risultato tanto improvvisato quanto effimero: un disegno di legge per l’istituzione di corsi abilitanti fu presentato sul finire del 1995 dalla maggioranza di destra allora al governo, in particolare dai suoi parlamentari siciliani. La cosa era tanto più strana e dal vago sapore elettoralistico, dal momento che la stessa maggioranza imputava alle politiche
di sanatoria la bassa qualità dell’insegnamento. Ed infatti la legge si arenò sull’approssimazione della previsione di spesa e sulla difficile individuazione e definizione dei beneficiari. Ma ormai l’ipotesi di una legge che sanasse la situazione era sul tappeto. Venne così presentato dal nuovo governo dell’Ulivo nel 1996 un disegno di legge, prima 932 poi 932-bis, che rivedeva tutta la normativa sul reclutamento e sulle supplenze, pur non mettendo in discussione il principio del doppio canale. Era questo l’esito di un movimento, come abbiamo visto, frammentato dove entravano interessi diversi, alcuni dei quali matureranno anche nel lungo iter di discussione della legge (oltre mille giorni): quello dei docenti inseriti nelle graduatorie di merito dei passati concorsi, che si opponevano a nuovi bandi e che ottennero l’ingresso nella
nuova graduatoria permanente a prescindere dal servizio; quello dei docenti di sostegno che, in quanto già specializzati, avrebbero voluto l’ope legis e una classe di concorso a sé ma che ottennero solo un’abilitazione riservata particolare; quelli che nel frattempo, avendo maturato i diritti del vecchio doppio canale, avrebbero voluto il ritorno a questo ma che ottennero solo una fascia apposita nelle graduatoria permanente; quelli della stessa amministrazione centrale e periferica che ottennero l'eliminazione delle graduatorie provinciali delle supplenze. Una frammentazione complicata e difficile da governare, col rischio di compromessi che per accontentare tutti finivano col non soddisfare pienamente nessuno e con una procedura convulsa
punteggiata dalle interruzioni della vita politica e dagli allarmismi generati dall’indizione dei nuovi concorsi alla vigilia dell’approvazione della legge. Ne è uscita appunto la legge 124 del 3 maggio 1999, che prevede, a fianco delle graduatorie di merito dei concorsi, l’istituzione di una graduatoria permanente, organizzata a fasce "di annata" (o, meglio, di scadenza concorsuale), utile sia per le assunzioni in ruolo sia per il conferimento delle supplenze annuali da parte dei provveditori, mentre per le supplenze temporanee, abolite le graduatorie provinciali, ci si affida alle sole graduatorie d’istituto, all’interno delle quali chi è in graduatoria permanente conserva la precedenza assoluta. I piatti forti della legge sono comunque due: l’ampliamento dei beneficiari del diritto di ingresso in graduatoria, per il quale non occorrono più i fatidici 360 giorni di servizio statale, e l’istituzione di una sessione riservata di abilitazione preceduta da corsi di preparazione. Quest’ultimo risultato, soprattutto, riporta le
condizioni di abilitazione ad una situazione favorevole per gli aspiranti, che non si verificava dagli anni settanta. Tutto a posto dunque? Purtroppo no, perché la legge deve essere collaudata, soprattutto nella parte che riguarda la gestione delle graduatorie, delle nuove regole e dei punteggi per le supplenze, perché nell’attuazione della sessione riservata ci sono stati errori e ritardi che hanno complicato e stanno ancora complicando la gestione e perché, equilibrati in qualche modo i diversi interessi presenti nel campo dei precari, hanno già fatto capolino quelli dei "precari di domani", in particolare quelli degli studenti delle scuole di specializzazione universitaria e delle facoltà di scienze della formazione primaria, due istituzioni che, richieste dalla Cgil Scuola alla fine degli anni sessanta e avviate solo nel 1999, prefigurano il futuro sistema di abilitazione degli anni 2000.


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[Utilità] Storia del precariato e dei movimenti dei precari nella scuola italiana Empty Re: [Utilità] Storia del precariato e dei movimenti dei precari nella scuola italiana

Messaggio Da Ospite Ven Nov 13, 2009 11:46 am

[BOZZA] PARTE QUINTA. Gli anni 2000-2005.

Gli inizi della SSIS

L'istituzione delle Scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (Ssis) rientra nel più ampio progetto di riforma della scuola che in questi anni, pur con molte difficoltà, sta finalmente trovando attuazione. La creazione delle Ssis, deputate alla formazione professionale del corpo insegnante, rappresenta l'ultimo tassello che va a completare un coraggioso e organico progetto di riforma dell'istituzione scolastica che ha rinnovato l'esame di maturità (con rilevanti ricadute nella programmazione didattica dell'intero quinquennio di studi), trasferito ai singoli istituti scolastici molte competenze così da consentire alle scuole una autonoma progettazione didattica, organizzativa e finanziaria, ridisegnato l'intero percorso scolastico dell'alunno in nuovi cicli di studi e ridefinite conseguentemente le linee guida dei programmi d'ogni disciplina. Tuttavia, se su ognuno dei punti sopra elencati il progetto di riforma sembra, nonostante gli ostacoli e le difficoltà, poter giungere a termine con successo, la volontà di far entrare in classe docenti professionalmente preparati in due anni di studio specialistico rischia invece di rimanere un vuoto proposito. Tale insuccesso è maturato per cause di incerta provenienza, ma di sicura efficacia.

Accade, infatti, che contemporaneamente alla istituzione delle Ssis, il Ministero della Pubblica Istruzione compia altri due atti che svuotano di fatto il valore delle neonate scuole di specializzazione. In primo luogo, bandisce un mega-concorso per l'accesso alle cattedre e per il conseguimento dell'abilitazione; in seconda istanza, istituisce tre corsi riservati, sempre per il conseguimento dell'abilitazione, destinati a quegli insegnanti (i cosiddetti 'precari storici') che hanno svolto almeno 360 giorni di supplenza entro il 27 aprile 2000. Con questi due atti il Ministero compie un'evidente contraddizione rispetto ai principi su cui ha appena fondato la nascita delle Ssis: abilita all'insegnamento secondario un numero di docenti enorme e assolutamente sproporzionato alle necessità del sistema scolastico, e lo fa con altri due sistemi diversi.

C'è stato il mega-concorso appena concluso. Malgrado ciò, nelle 100 ore dei corsi riservati, che pure difendono i diritti acquisiti sul campo da decennali supplenze, finiscono per diretto intervento dei sindacati, subito appoggiati in parlamento, anche insegnanti che hanno maturato i 360 giorni in scuole private (dove l'assunzione avviene per chiamata diretta del Preside dell'istituto) o in classi diverse da quelle per le quali acquisiscono l'abilitazione; così, ad esempio, avendo fatto supplenze alle elementari di una scuola privata, si potrà bellamente insegnare alle superiori. Si tenga infine presente che nella graduatoria in cui confluisce quest'enorme massa di docenti abilitati e da cui si attingerà progressivamente per le future immissioni in ruolo, gli insegnanti diplomati alla Ssis sono inizialmente inseriti in coda.

Mentre procedeva il concorso riservato, abbiamo visto, sono partite le SISS. Questa terza situazione ha portato all’istituzione di una graduatoria permanente suddivisa in quattro fasce. Le prime due erano riservate ai vecchi concorsi; la terza fascia spettava a chi sosteneva il concorso riservato, in quel momento; la quarta fascia comprendeva coloro che provenivano dalle scuole private e dalle SISS.

2001. Cambia il governo, cambiano le regole (in corsa)

Cambia il governo, Berlusconi vince le elezioni, e gli insegnanti delle scuole private vincono il concorso. Nonostante il precedente governo si fosse garantito il parere del Consiglio di Stato, il nuovo ministro Moratti, invece, sostiene i vincitori del ricorso e quindi elimina la quarta fascia, mettendo insieme tutti i docenti precari in un’unica terza fascia, che diventa un calderone dove sono comprese varie tipologie di precari e così iniziano le guerre intestine per raggiungere l’agognato obiettivo del ruolo.

La guerra intestina si sarebbe potuta evitare se si fosse applicato l’accordo che il precedente governo (D’Alema) aveva stipulato con i sindacati, e che prevedeva le immissioni in ruolo dei docenti precari nell’arco del triennio. Quindi se si fosse applicato quel programma non ci sarebbero state lotte interne tra precari appartenenti alle rispettive fasce, perché sarebbero passati in ruolo gli uni e gli altri indistintamente, invece tutte le assunzioni, con il governo Berlusconi, sono state bloccate.

Il Decreto Legge n. 255 del 3 luglio 2001, convertito in legge 333 del 20 agosto 2001: chiarisce in particolare che la graduatoria si articola in tre fasce e quindi ogni anno i nuovi inclusi concorrono con gli altri aspiranti di terza fascia. Stabilisce inoltre che i dirigenti territorialmente competenti procedono alle nomine di supplenza annuale e fino a termine delle attività didattiche attingendo alle graduatorie permanenti fino al 31 agosto 2001. Decorso tale termine i dirigenti scolastici provvedono alle nomine dei
supplenti annuali a fino al termine delle attività didattiche attingendo prioritariamente alle graduatorie permanenti e in subordine alle graduatorie di istituto.

2002. Inizia l'era del "divide et impera"

L’anno scolastico comincia all’insegna della confusione: le graduatorie permanenti sono viziate da gravi scorrettezze, centinaia di precari ricorrono contro i criteri adottati dal Ministero dell’istruzione Università e Ricerca (MIUR) per attribuire il punteggio, l’ineffabile Letizia Moratti garantisce che non vi sono problemi.

Riassumiamo di seguito quello che è avvenuto per quel che riguarda le graduatorie permanenti ed i pronunciamenti della giustizia amministrativa per favorire un’esatta comprensione delle questioni.

Con il D.M n° 11 del 12 febbraio 2002, vengono aggiornate le graduatorie permanenti. Il Decreto prevede che a chi ha frequentato le Scuole di Specializzazione all’Insegnamento nelle Secondarie siano attribuiti trenta punti aggiuntivi per la specializzazione e sia valutato anche l’eventuale servizio di insegnamento prestato contemporaneamente all’iscrizione e alla frequenza.

Il 28 maggio 2002 il TAR Lazio decide. Contro il Decreto, nella parte in cui prevede il riconoscimento del servizio, il TAR Lazio accoglie i ricorsi e si pronuncia considerando legittimi i 30 punti aggiuntivi ma annullando il Decreto n° 11 nella parte in cui “non esplicitano il divieto di cumulare il punteggio aggiuntivo, con la valutazione del servizio di insegnamento eventualmente reso contemporaneamente alla frequenza del corso” e, aggiunge la sentenza, “per tutta la durata di iscrizione e frequenza del corso SSIS l’eventuale servizio svolto presso scuole pubbliche e private ha valore di esercitazione pratica e di tirocinio obbligatorio non cumulabile con il punteggio aggiuntivo”.

Il 14 giugno 2002 il MIUR si adegua. Con la CM n° 69 il MIUR da attuazione alla sentenza del TAR mediante rettifica delle graduatorie ma aggiunge che “la detrazione dovrà essere effettuata solo se risultino valutati servizi prestati contemporaneamente alla frequenza dei corsi e limitatamente alle graduatorie in cui l’aspirante abbia beneficiato dell’attribuzione dei 30 punti”. E’ evidente che in questo modo non si applica la sentenza e si determinano nuove disparità.

Il 31 luglio 2002, il TAR Umbria si pronuncia con un’ordinanza di sospensiva accogliendo i ricorsi.

Il 21 agosto 2002 TAR Lazio si esprime sulla circolare n. 69/2002 denunciandone l’illegittimità ed il carattere di evidente aggiramento della sua precedente sentenza.

Qual è, in sostanza, l'atteggiamento del MIUR?

1. effettua un secco taglio dell’organico, non rispettando le 30.000 assunzioni previste
2. trasforma il percorso al quale ha sottoposto i precari nella salita su di una scala mobile che scorre verso il basso e riconosce al servizio prestato nelle scuole private una validità pari a quello prestato nella scuola pubblica
3. si presenta come l’avvocato dei precari che hanno ottenuto la specializzazione nelle SSIS garantendo loro un punteggio seccamente maggiore rispetto ai precari abilitatisi mediante i concorsi ordinari
4. prosegue su questa strada nonostante le pronunce in senso contrario della magistratura e ricorre a mezzucci quali quelli che prospetta la circolare n. 69/2002.08.24

Siamo, insomma, di fronte ad una tecnica tanto vecchia quanto pericolosa, quella di opporre i lavoratori fra di loro al fine di occultare le vere responsabilità delle difficoltà nelle quali versa la scuola pubblica.

2003. La scuola gettata nel caos assoluto

Il 2003 è l'anno orribile della scuola italiana. Violentissima la polemica a colpi di ricorsi e contro ricorsi tra i 180 mila precari storici e i 40 mila "sissini", vale a dire i precari usciti dalle scuole di specializzazione post-laurea. Il dramma è che ambedue hanno le loro sacrosante ragioni. Gli storici hanno raggiunto l'abilitazione all'insegnamento, hanno vinto i concorsi a cattedra ed hanno maturato il loro punteggio dopo anni si supplenze nelle scuole. I sissini hanno frequentato per due anni i corsi post-laurea per l'insegnamento, grazie ad una legge del '99 firmata dall'allora ministro Luigi Berlinguer, ed alla fine del corso hanno maturato 30 punti aggiuntivi.

L'intento della legge sulle scuole di specializzazione partiva dall'assunto che le "graduatorie permanenti" andassero smaltite nell'arco di qualche anno. Nel frattempo, le nuove leve, sarebbero uscite dai corsi post-laurea, programmati in base alle esigenze regionali. Ma il meccanismo, già complicato, si è inceppato per un motivo molto semplice: l'ultimo concorso a cattedra si è svolto nel 1999 e negli anni scolastici 2001-02 e 2002-03 le assunzioni in ruolo sono state bloccate dal governo.

Caos e confusione erano quindi prevedibili. Come se non bastasse il ministro Moratti ha contribuito a complicare le cose: prima ha raddoppiato il punteggio dei docenti delle scuole paritarie equiparandoli a quelli delle statali. Poi ha deciso di accorpare le ultime due classi delle graduatorie permanenti.
E ad aprile, dopo un ordine del giorno approvato a grande maggioranza dal Parlamento, ha deciso di dare 18 punti in più ai precari storici per riequilibrare le graduatorie. Ma a luglio, dopo la sentenza del Tar del Lazio che dava ai ragione ai "sissini", ha dato ordine ai direttori regionali di rifare le graduatorie cancellando il bonus agli "storici".

A settembre l'ennesimo stop and go: ritornano i 18 punti, si rifanno le graduatorie in pieno anno scolastico e fioccano i nuovi ricorsi. Uno scenario che scontenta tutti i precari, gli studenti e le famiglie.
Con la legge n. 186/2003 si è data "adeguata" soluzione all’annoso problema della sistemazione stabile degli
insegnanti di religione cattolica, i quali, come è noto, erano
destinatari di un incarico rinnovabile annualmente. A conclusione del
relativo concorso è stato assunto in ruolo un primo contingente, pari
all’80% delle 15.366 unità autorizzate dal Consiglio dei Ministri.

2004. Precari l'un contro l'altro armati

Nella scuola lavorano circa 750 mila insegnanti. Un sesto (120-130 mila) sono precari: lavorano, magari anche da anni, ma senza mai essere assunti. Sono laureati, moltissimi abilitati, molti addirittura vincitori di concorso: hanno cioè tutte le carte in regola per avere un contratto a tempo indeterminato. Invece niente: non ci sono (o non ci sarebbero) i soldi. Nel 1999, l’allora ministro della Pubblica istruzione, Luigi Berlinguer varò le Siss, cioè le scuole superiori di specializzazione per insegnanti, che - a regime - sarebbero diventate l’unico canale di reclutamento dei docenti. Ovviamente il ministro si pose il problema di «sanare» il precariato pregresso, e così stabilì nell’arco di tre anni un’immissione nella scuola di almeno 90 mila docenti.
Poi le buone intenzioni si scontrarono con le rigidità di cassa, e i primi 60 mila salirono in cattedra solo nell’era Moratti. Nel frattempo sono andati in pensione circa 20 mila docenti l’anno, sono diminuiti gli alunni e con essi le cattedre, ma l’esercito dei precari è pressoché rimasto lo stesso di quattro anni fa. Un dramma. Con l’aggravante che il punteggio dato a chi usciva dalle SSis (30 punti, cioè 24 per due anni di frequenza più sei punti di bonus) andava a insidiare posizioni faticosamente costruite a suon di supplenze. Contro questa attribuzione di punteggio c’è stata una guerra fratricida con ricorsi ai tribunali amministrativi, conclusa giusto a ridosso del termine ultimo per definire le nomine (31 luglio). Il rischio poteva essere quello di mettere la scuola nel caos alla riapertura. Il governo, a quel punto, annunciò un disegno di legge per regolare la materia. E così è stato. Ma i ddl possono avere anche tempi lunghi. Peraltro, nel novembre scorso, il governo aveva decretato anche l’assunzione di 15 mila insegnanti, ma non poteva vararla fin tanto che non avesse sbrogliato la matassa delle graduatorie. Ieri, con un decreto, la situazione si è sbloccata: le assunzioni potranno essere fatte proprio perché le graduatorie sono state definite.

2005. Trentacinquemila in cattedra

A gliugno il Consiglio dei ministri approva un decreto che autorizza Letizia Moratti a fare nuove nomine a tempo indeterminato. Si tratta di 35.000 docenti e 5.000 presonale Ata.


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Messaggio Da Ospite Ven Nov 13, 2009 12:51 pm


Lista (parziale ed incompleta, si accettano integrazioni) dei movimenti NAZIONALI dei precari della scuola dagli anni Novanta ad oggi:




ADPNA
Associazione Docenti Precari Non ABilitati
(Tuttora attivo. Aderisce al CPS)

A.I.S.S.
Associazione Insegnanti Specializzati e Specializzandi

A.Na.Do.S.S.
Associazione nazionale docenti specializzati e specializzandi

ANIEF
Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione
(Tuttora attivo. Dopo un lungo percorso associativo, si è trasformato in un sindacato. Famoso per i ricorsi)

AnIP
Assemblea nazionale degli insegnanti precari
(Non più attivo)

Assemblea Nazionale Precari\e Scuola, Roma – MIUR-23 ottobre
(Tuttora attivo)

CIP
Comitato insegnanti precari
(Tuttora attivo. Vanta la circostanza di essere l'unica associazione riconosciuta dal Miur)

CIPNA
Comitato Insegnanti Precari Non Abilitati
(Tuttora attivo. Dapprima confluito nel CIP, adesso aderisce al CPS)

Coordinamento Precari della scuola in lotta
(Tuttora attivo. Soprattutto a Palermo e Salerno)

CPS
Coordinamento Nazionale Precari della Scuola
(Tuttora attivo)

FADIS

Federazione delle associazioni docenti per l'integrazione scolastica
(Tuttora attivo)

KIUS
Coordinamento interuniversitario specializzati e specializzandi ssis
(Non più attivo)

MIDA
Movimento Insegnanti Da Abilitare
(Tuttora attivo. Aderisce al CPS)

MIIP
Movimento interregionale insegnanti precari
(Titolare di un forum telematico molto seguito. Oggi non più attivo)

SNADIR
Sindacato nazionale autonomo degli insegnanti di religione
(tuttora attivo. Confluito nella Federazione Gilda-Unams)

**********************

Movimenti rappresentativi di carattere locale:

ComLotta
Comitato di lotta degli itp napoletani
(Non più attivo)

MIP - ROMA
Movimento Insegnanti Precari - Roma
(Non più attivo. Confluito nel CPS Roma)
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Messaggio Da Nicoletta Ven Nov 13, 2009 4:17 pm

Molto utile, grazie per averlo pubblicato.
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Messaggio Da fabio T. Ven Nov 13, 2009 5:19 pm

Apprezzabile il tuo contributo di una certa mole Gialov. Prometto di leggerlo poco alla volta......ho capito l'esigenza da parte tua ( con questa tua pubblicazione) di costruire forse una nuova coscienza politica e di classe(precaria) oggi diremmo come la classe operaia di prima. Il fatto che tu l'abbia pubblicato significa forse che c'è oggi una certa urgenza di ricucire il tutto, cominciando a conoscere le radici storiche del movimento del precariato.. grazie ancora
fabio T.
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Località : roma /bergamo
Ordine scuola : scuola secondaria 1 grado
Organizzazione : nessuna
Contributo al forum : 5522
Data d'iscrizione : 13.10.09

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Messaggio Da lucy Ven Nov 13, 2009 7:18 pm

[Utilità] Storia del precariato e dei movimenti dei precari nella scuola italiana Icon_smile ottimo ! grazie
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Messaggio Da Ospite Ven Nov 13, 2009 9:34 pm

[BOZZA] PARTE SESTA- IL BIENNIO DELL'UNIONE (2006-2007)

2006. Dalle graduatorie permanenti alle graduatorie ad esaurimento

Nel 2005-2006 sono stati 102.100 i docenti precari di cui 33.700 con contratto fino al 31 agosto, 68.400 fino al termine delle lezioni: il 12,93% dei docenti della scuola italiana è docente precario!
Il nuovo governo di centrosinistra si trova con un piano pluriennale di assunzioni già varato dal Governo Berlusconi: 20.000 docenti assunti dal 1 settembre 2006 e 3.500 ATA, 10.000 docenti assunti con il 1 settembre 2007. Nemmeno il normale turn-over, visto che dal 1 settembre 2006 i pensionamenti saranno 45.000 e negli anni successivi lo stesso ministero prospetta la fuoriuscita di ben 400.000 tra docenti e ATA.

Ottobre 2006. La grande paura: abolizione delle graduatorie?

Iniziano a circolare le bozze della manovra finanziaria. La doccia fredda per i precari della scuola è contenuta nell’art.66, comma 1-c, della Legge finanziaria 2007 che, dal 1 gennaio 2010, prescrive incautamente e inspiegabilmente l’abolizione delle graduatorie permanenti.

Finanziaria 2007. Il piano triennale di assunzioni e l'avvio della politica dei tagli

Dopo un’estate intensa per la scuola italiana in cui il “cacciavite” del Ministro Fioroni ha cercato di smontare pezzo a pezzo l’era Moratti (dal nome del Ministero che è ritornato ad essere della Pubblica Istruzione fino al rinvio dell’applicazione della riforma della scuola superiore passando attraverso la disapplicazione del tutor e del portfolio), puntuale arriva la Legge finanziaria. Cap. III art. 65 – 68 è la parte che interessa la scuola.

I tagli di Padoa Schioppa

Il comma 1 lett. a) porta a rivedere i criteri e parametri per la formazione delle classi in modo che il rapporto alunni/classe aumenti mediamente dello 0,4. La relazione tecnica che accompagna la finanziaria dice che occorre passare dall’attuale valore di 20,6 a 21,0 già a decorrere dall’anno scolastico 2007/08 (+0,1 per la scuola dell’infanzia, +0,4 per la scuola del 1° ciclo, +0,6 per quella superiore). Questo “piccolo” aumento porterebbe a risparmiare 189 classi nella scuola per l’infanzia, 2.925 classi nella scuola primaria, 1.443 nella scuola media, 3.124 alla scuola superiore: totale –7.682 classi che portano a 19.032 “docenti risparmiati”. E poiché il personale ATA è affidato alle Istituzioni Scolastiche in base al numero delle classi, si avrà il risparmio anche di 7.050 unità di questo personale.

Meno bocciati: dobbiamo risparmiare!

Il Ministro di Viale Trastevere pensa inoltre all’ “adozione di interventi finalizzati alla prevenzione e al contrasto degli insuccessi scolastici attraverso la flessibilità e l’individualizzazione della didattica, anche al fine di ridurre il fenomeno delle ripetenze”. Sempre la relazione tecnica recita che “al fine della stima del risparmio, è stata considerata una riduzione del 10% del numero di ripetenti dei primi due anni di corso della scuola secondaria di secondo grado, ammontanti oggi complessivamente a 185.002 studenti.

Anche Padoa Schioppa taglia l'inglese. La continuità Moratti-Fioroni

C’è un terzo capitolo di risparmi: quello fatto a scapito degli specialisti di lingua inglese nella scuola primaria. E’ una misura che parte da lontano: “La riduzione del numero dei docenti specialisti impegnati nell’insegnamento delle lingue straniere nella scuola elementare facendo ricorso in misura più ampia alla formazione del personale e favorendo il reclutamento di docenti che abbiano superato la prova di lingua straniera” era una delle aree di intervento che il Ministro Moratti aveva individuato per contenere la spesa (vedi lettera dell’agosto 2001 al Ministro Tremonti). Ora il Ministro Fioroni fa mettere in finanziaria “Ai fini della compiuta attuazione di quanto previsto dall’art. 1 comma 128 della legge 30 dicembre 2004, n. 331 (n.d.r. Finanziaria 2005), sarà adottato un piano biennale di formazione per i docenti della scuola primaria, da realizzarsi negli anni scolastici 2007/08 e 2008/09, finalizzato al conseguimento delle competenze necessarie per l’insegnamento della lingua inglese”.

...altri tagli

Infine un ultimo capitolo di contenimento della spesa. “La rideterminazione in diminuzione dei carichi orari settimanali delle lezioni, da 40 a 36 ore per le prime due classi, permetterà di diminuire il numero di docenti necessari a coprire le esigenze di insegnamento negli istituti professionali”.

E finalmente... le assunzioni (???)

L’art. 66 comma 1 lett. c) prevede la “definizione di un piano triennale per l’assunzione a tempo indeterminato di personale docente per gli anni 2007 – 2009… per complessive 150 mila unità, al fine di dare adeguata soluzione al fenomeno del precariato storico…”. La capacità di garantire agli alunni la presenza stabile degli insegnati è sicuramente un indicatore della qualità del sistema istruzione.

La Legge 296 del 27 dicembre 2006 (Legge Finanziaria 2007), all’art. 1, comma 605, lett. c) trasforma infine le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento.

2007.


Ritornano i concorsi

Legge 244 del 24 dicembre 2007 (Legge Finanziaria 2008): all’art. 2, comma 416, mentre reintroduce il sistema concorsuale per esami, fa salva la validità delle graduatorie ad esaurimento.

La situazione delle graduatorie rilevata alla fine del 2007 riflette i cambiamenti sui
flussi d’iscrizione determinati dai provvedimenti legislativi emanati nel corso dell’anno. In applicazione della legge finanziaria 2007, il D.D.G. 16 marzo 2007, nel dare disposizioni per l’aggiornamento delle graduatorie, per il biennio scolastico 2007/09, le ha contestualmente trasformate in graduatorie ad esaurimento. Per chi desidera insegnare, l’iscrizione alle graduatorie, anche con riserva, è divenuta l’ultima occasione per accedere all’insegnamento attraverso questo canale.
D’altra parte sulla consistenza delle graduatorie ha pesato l’assunzione di circa 50.000 docenti autorizzata per il 2007.
Complessivamente alla fine del 2007 le graduatorie annoverano circa 342.000 candidati per un totale di circa 604.000 domande di iscrizione ai singoli insegnamenti. In media 1,8 domande pro-capite. L’84% circa dei candidati è rappresentato da donne. L’età si attesta mediamente sui 37,5 anni.

[BOZZA] PARTE SETTIMA. LA SCURE DI GELMONTI (2007-2009)

L'ignobile finanziaria Tremonti

2008. L'era Gelmini

12 maggio: la Aprea scopre le sue carte

La neopresidente della VII Commissione della Camera, Valentina Aprea, presenta il ddl 953. In estrema sintesi:
- Trasformazione delle istituzioni scolastiche in fondazioni (art. 2): le istituzioni scolastiche possono costituirsi in fondazioni, con la possibilità di avere partner pubblici o privati.
- Nuovi organi collegiali della scuola: oltre al collegio dei docenti e al dirigente scolastico (già esistenti) vengono introdotti nuovi organismi (art. 3): il Consiglio di amministrazione e un Nucleo di valutazione dell%u2019efficienza, dell'efficacia e della qualità del servizio scolastico.
- Istituzione dell'Albo regionale dei docenti (art. 14): possono iscriversi i docenti già abilitati e quelli che conseguono il titolo con i nuovi corsi universitari.
- Concorso d'istituto (art.16): i concorsi vengono banditi con cadenza triennale dalle istituzioni scolastiche. Siamo praticamente alla chiamata diretta dei docenti!
- Articolazione della professione docente (art. 17): docente iniziale, docente ordinario e docente esperto.
- Istituzione della figura del vicedirigente (art. 18).

11 luglio: nasce la Rete Docenti Precari

23 luglio: sit-in sotto il Parlamento organizzato dai CIP

250 docenti precari mettono in atto un sit-in organizzato dai C.I.P.,
Comitati insegnanti precari, e dalla Rete docenti precari 11 luglio, in
piazza Montecitorio, a Roma. Per questo i docenti precari hanno
ribadito il loro no sia al piano dei tagli (8 miliardi di €, pari a 1/3
dell’intera manovra finanziaria e 130.000 posti), previsto dal D.L.112,
sia al futuro sistema di reclutamento dei docenti, introdotto dal ddl
953 (Aprea).

All’iniziativa hanno partecipato tutte le associazioni di categoria già
presenti all’incontro dell’11 luglio ed autrici del blog Rete docenti
precari, la Cub Scuola, la Gilda degli Insegnanti, i Cobas,
Cgil-Cisl-Uil, il Cidi, Rifondazione Comunista, Sinistra Democratica ed
il Partito dei Comunisti Italiani. In piazza anche i rappresentanti
d’opposizione della VII Commissione Cultura della Camera, Antonio Di
Pietro e, per il Pd, Mariangela Bastico ed il ministro dell’istruzione
del governo ombra, Maria Pia Caravaglia.

Una delegazione dei Cip e della Rete docenti precari è stata ricevuta
alla Camera, in VII Commissione Cultura. La presidente, Valentina Aprea
- alla presenza delle onorevoli Caterina Pes, Maria Coscia e Rosa De
Pasquale – ha assicurato l’adozione di norme transitorie a salvaguardia
dei diritti già acquisiti dai precari ed il mantenimento – qualunque
sia il futuro sistema di reclutamento - della quota del 50% in favore
degli attuali iscritti nelle graduatorie ad esaurimento.



Ottobre: l'ultima grande manifestazione unitaria

2009. Nasce il Coordinamento Precari della Scuola

In pochi mesi di vita, il Coordinamento Precari Scuola, erede diretto della Rete Docenti Precari (un primo abbozzo di unione tra le miriadi di movimenti sparsi per lo Stivale), è riuscito a diventare un importante fenomeno nazionale riconosciuto.

Il CPS ha dapprima riunito in sé tutte le "anime sparse" dei movimenti spontanei di docenti precari i quali, via via che le nefaste conseguenze dell'ignobile licenziamento di massa deciso da Tremonti e Gelmini si palesavano sconvolgendo le loro vite e quelle dei loro familiari, hanno costituito a livello locale una prima forma di auto consapevolezza e di organizzazione della "resistenza".

In un secondo momento il CPS ha raccolto le istanze provenienti dall'intero mondo del precariato scolastico italiano, sia docente sia non docente, e attraverso assemblee nazionali le ha incanalate in una piattaforma rivendicativa minima, essenziale, ma incisiva. Ritiro dei tagli, assunzioni sui posti vacanti, rititro della riforma Gelmini e del ddl Aprea, sono i punti nodali di una azione non di mera protesta, ma di impegno civile nella costruzione di una scuola pubblica di qualità, dotata di risorse umane e materiali necessarie allo svolgimento del proprio compito delicato nella fase storica in cui ci troviamo.

15 luglio: sit-in sotto il Parlamento

Il 15 luglio 2009 il primo banco di prova è stato il sit-in partecipatissimo sotto il Parlamento, nel quale il neonato coordinamento è riuscito a portare le proprie istanze direttamente nel Palazzo, ricevuti dalla commissione Cultura della Camera e dal suo
presidente. Per l'occasione il CPS si dota di un simbolo, la clessidra con le ali, di una bandiera, viola per non confondersi tra gli altri, di una maglietta che fa il giro d'Italia, fotografato da tutte le testate nazionali e locali.

Di fronte ad una fase di riflusso del movimento sindacale, seguito alla grande manifestazione dell'ottobre 2008 ed oggi ancora non interrotta, il CPS ha rappresentato per tutto il 2009 e ancora oggi rappresenta l'unico bastione sociale di contenimento delle politiche scolastiche portate avanti dal Governo. Il ritiro del ddl Aprea, certamente favorito da concause politiche, è stato un primo risultato concreto della mobilitazione dei precari della scuola.

Da fine agosto a settembre 2009 è iniziata la grande stagione di informazione verso i colleghi che ancora non avevano avuto possibilità di conoscere appieno il più grande licenziamento di massa della storia della Repubblica. Una informazione nazionale del tutto assente ed indifferente ai problemi della scuola italiana, più interessata alle vicende personali del premier, calava una coltre di colpevole e forse voluto silenzio mediatico sull'argomento, allo scopo di non disturbare troppo i palazzi del potere.

Per ovviare in qualche modo allo status quo, il CPS inventa la prima web-tv autonoma ed autoorganizzata dei precari della scuola. Un canale informativo accessibile a tutti,
diretto e senza limiti e censure, con il quale altri gruppi ed altri docenti e non docenti riescono a ricevere l'informazione negata dai media tradizionali. E' il primo esperimento del genere in Italia!

21 luglio. I primi risultati della protesta. Ddl Aprea prima emendato, poi rinviato.

Il DDL Aprea, dopo le manifestazioni dei precari subisce alcune modifiche che ne ammorbidiscono l'iniziale impostazione, soprattutto per quanto riguarda l'arruolamento dei docenti. Vediamo alcuni particolari

Governo delle istituzioni scolastiche: l'impianto rimane sostanzialmente immutato rispetto alla precedente bozza. I consigli di circolo e di istituto saranno sostituiti da consigli di amministrazione che avranno il potere di decidere se trasformare l’istituzione scolastica in fondazione.
Rispetto alla precedente bozza, vengono istutizionalizzati i dipartimenti tecnici, attraverso l'art. 7, con compiti di programmazione delle attività didattiche, educative e valutative basate sul POF.

Stato giuridico e reclutamento docenti: rispetto alla prima stesura, Viene eliminata la parte relativa alla formazione dei docenti, che, è definitivamente delegata alla bozza Israel.
Viene istituito un "Albo regionale" al quale possono accedere i docenti che hanno conseguito una laurea magistrale o il diploma accademico di secondo livello e l'abilitazione all'insegnamento iscritti in base al voto di abilitazione conseguito. Aggiunto il punto 2 all'articolo in questione, il 12, che riguarda la mobilità. Infatti, gli iscritti agli albi regionali possono chiedere il passaggio ad altra regione solo dopo 5 anni di permanenza. Si può cambiare regione ogni 5 anni.
Il reclutamento dovrebbe avvenire tramite concorsi banditi da reti di scuole, al fine di coprire i posti disponibili accertati dagli organismi competenti nel rispetto di un regolamento nazionale del Ministero. Ovviamente, possono partecipare ai concorsi soltanto gli iscritti all'albo e il reclutamento avviene per un triennio con vincolo di permanenza nella istituzione scolastica assegnata. Dopo il periodo di prova di tre anni, il docente confermato viene assunto dalla scuola. La mobilità potrà avvenire attraverso la partecipazione del docente ai bandi delle reti scolastiche banditi appositamente per il trasferimento, ma il docente dovrà darne informazione preventiva sei mesi prima.
Una modifica che vede togliere alla singola scuola la libertà di bandire concorsi, come previsto dall'art. 16 della bozza originaria. Ma anche la nuova formulazione non convince i precari.

A causa di problemi interni alla maggioranza, tuttavia, l'approvazione definitiva del ddl Aprea viene rimandato sine die. I precari della scuola esultano.

Settembre. I precari sui tetti

Intanto a mano a mano che prendevano consapevolezza di essere rimasti senza lavoro e senza alcun reddito per sé e per la propria famiglia, i precari della scuola iniziavano a scalare i tetti dei provveditorati, e ad attuare forme di protesta estrema, adeguata alla gravità di quello che stava loro accadendo. Occupazioni, sit-in, manifestazioni spontanee di protesta, cortei in tutte e cento le province italiane non sono bastate a far smuovere l'informazione italiana, e con essa l'opinione pubblica. Particolarmente scandaloso, ai limiti del cinismo più assoluto, l'oscuramento mediatico dello sciopero della fame ad oltranza, protrattosi per oltre due settimane, da parte di alcuni colleghi di Palermo, tra l'indifferenza dell'Italia intera e di chi doveva informarla.
Qualche risultato in più lo ottenero, ad imitazione degli operai del nord, le precarie che resistettero tre settimane sul tetto del provveditorato di Benevento. Qualche
collegamento - sempre timido - nei talk show e qualche pagina - mai la prima - sui giornali riuscirono tuttavia a rendere consapevole l'opinione pubblica.

A metà settembre, però, solo grazie alla grande determinazione dei precari del CPS,
ostinatamente presenti nei presidi organizzati ovunque (più di un mese è durato il
presidio romano di fronte al MIUR) il gioco del governo è stato scoperto, e nessuno, malgrado stampa e tv continuassero ad ignorare bellamente il problema, poteva dire che il licenziamento non c'era. Il governo è stato costretto a correre ai ripari, e tra mezze ammissioni, imbarazzi istituzionali, tentativi di menare il can per l'aia, tira fuori dal cilindro un decreto che definisce "salvaprecari" ma che in realtà non toglie un solo euro uno ai tagli decisi da Tremonti, e baratta l'elemosina dei 12 punti come - sentite questa - "la soluzione al problema dei licenziamenti".

La grande manifestazione autorganizzata del 3 ottobre. I precari della scuola di nuovo divisi

Il CPS ovviamente non ci sta, ed indìce per il 3 ottobre 2009 una nuova grande manifestazione nazionale, che per un caso fortuito, dovuto alla morte di alcuni
soldati in Afghanistan, va a coincidere con la manifestazione per la libertà di stampa organizzata in piazza del Popolo. Ventimila precari della scuola, questa volta supportati da una parte dei sindacati, partono da piazza della Repubblica per la più grande e più partecipata manifestazione di precari della scuola che si ricordi dal dopoguerra ad oggi.
Il CPS in piazza del Popolo ci arriva, ma solo per parlare alla grande platea nazionale dei partecipanti e gridare in faccia ai giornalisti che il loro silenzio è stato un silenzio colpevole, anzi un silenzio COMPLICE di quello che stava avvenendo alla scuola pubblica italiana.

Lasciata in fretta piazza del Popolo, il CPS si è riunito quindi in assemblea presso il Miur in viale Trastevere, scortato fin lì da una guardia pretoriana di Carabinieri e Polizia da fare invidia ad un corteo di briganti e camorristi...

Il 07 ottobre una nuova puntata alla Camera, per un'altra audizione con la Commissione cultura. Il testo iniziale del decreto prevedeva abomini assurdi, come la condanna del precariato a vita per i docenti e ATA presenti in graduatoria, e altre sorprese simpatiche come l'impossibilità di ottenere scatti stipendiali dal servizio preruolo.
Grazie alla netta opposizione dei sindacati e di tutte le organizzazioni dei precari, il testo, sempre da respingere nella sua "filosofia" di fondo, viene tuttavia emendato in maniera più ragionevole. Alla Camera il CPS presenta un documento articolato e dei veri e propri emendamenti. Per essere un movimento spontaneo, non formalizzato da tesseramento, privo di un vero e proprio centro decisionale che non sia il proprio forum telematico, si tratta di un risultato straordinario: in pochi mesi il CPS è nato e si è riuscito a porre come interlocutore istituzionale, al pari dei sindacati e di altri soggetti ben più antichi ed organizzati del CPS.

Il resto è storia di oggi, il resto è una nuova assemblea il 23 ottobre, con un nuovo
calendario di manifestazioni locali e nazionali, ed una nuova audizione, questa volta al Senato, dove in pochi giorni il CPS mette in campo un nuovo efficace documento ed una serie di emendamenti al testo del dl "ammazzaprecari" in grado di scardinarne la filosofia di fondo e la sua stessa efficacia.

[CONTINUA]
(abbiate pazienza)


Ultima modifica di gialov il Sab Nov 14, 2009 12:26 pm - modificato 7 volte.
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Messaggio Da Emma Giannì Ven Nov 13, 2009 11:41 pm

..e meno male che non è in forma! Shocked
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Messaggio Da ANGELA CALDARERA Ven Nov 13, 2009 11:58 pm

Grazie molto esaustivo e chiaro.
Una new entry (nel forum) molto arrabbiata.
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Messaggio Da antonella vaccaro Sab Nov 14, 2009 12:02 am

benvenuta angela
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Messaggio Da Vincenzo Sab Nov 14, 2009 12:39 am

Chissà perchè questo lunga storia mi fa sentire vecchio ! [Utilità] Storia del precariato e dei movimenti dei precari nella scuola italiana Icon_sad
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Messaggio Da Matteo V Sab Nov 14, 2009 2:37 am

complimenti! [Utilità] Storia del precariato e dei movimenti dei precari nella scuola italiana Icon_king
ci vorrà un po' per leggerlo...
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Messaggio Da antonella vaccaro Sab Nov 14, 2009 3:20 am

precarioinlotta ha scritto:Chissà perchè questo lunga storia mi fa sentire vecchio ! [Utilità] Storia del precariato e dei movimenti dei precari nella scuola italiana Icon_sad

lo sei caro hai perso pure i capelli e ti compri i cappellini per mascherare la cosa [Utilità] Storia del precariato e dei movimenti dei precari nella scuola italiana Icon_biggrin


cmq io non ci provo nemmeno a leggere tutto non ce la faccio ma so che gialov ha fatto un ottimo lavoro
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Messaggio Da Emma Giannì Sab Nov 14, 2009 3:38 am

Antonella ,si legge come niente!E' scorrevolissimissimissimo Very Happy
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Messaggio Da Ospite Sab Nov 14, 2009 12:51 pm

Come ho correttamente scritto, tutta la prima parte, fino al 1999, è una rielaborazione di un testo che non è mio. Onore al merito al suo autore.
Il mio lavoro consiste invece nell'aggiornare quel testo, e lo sto facendo gradatamente, man mano che trovo elementi utili e pezzi di articoli su Internet. Cercherò poi di "amalgamare" il tutto con un linguaggio scorrevole, se ci riuscirò. Quando avrò finito, toglierò la scritta "Bozza". Intanto, come vedete, ogni giorno inserisco qualcosa e aggiorno le bozze.
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Messaggio Da Ospite Lun Mar 08, 2010 9:26 am

I precari sono 200 mila persone in carne e ossa, docenti e personale
tecnico. Hanno 39 anni in media: troppo vecchi per rifondare la propria
identità professionale, troppo giovani per arrendersi. Si tratta del
maggior licenziamento di massa della storia, enormemente superiore
all’affare Alitalia, in prima pagina per settimane.

Riduzioni
agghiaccianti: quasi 130 mila posti di lavoro, 82 mila docenti e 45
mila tecnici. C’è chi rileva con pedanteria che il totale non
corrisponde a chi non lavorerà, perché una parte verrà assorbita dai
pensionamenti. Dobbiamo rallegrarci? La categoria precariato è così
fluttuante che non merita nemmeno un inquadramento specifico nei “meno”
del saccheggio di diritti costituiti dall’operazione Gelmini-Tremonti.
Duecento mila sono solo i supplenti con incarico annuale fino al 30
giugno, cui vanno aggiunti i circa cinquantamila reclutati per periodi
brevi. Abile creazione del sistema per mantenere la propria immobile
esistenza, prodotto da politica e amministrazione, mercificando vite e
consentendo alla scuola costi bassi ma senza garanzie, il precariato ha
visto il suo boom con la scolarizzazione di massa.

Tra il 1960 e
’75 il concorso non riuscì soddisfare la domanda di insegnanti e così
politiche economiche e amministrative stabili e condivise fecero del
precariato un metodo di reclutamento ispirato dall’incapacità di
concepire la scuola come luogo di cittadinanza. Non si attuò un’attenta
programmazione e non si selezionò il personale in modo adeguato ai
compiti richiesti dalla Costituzione: perfino per le materie in
sofferenza di organico furono attuati concorsi a distanza di decenni.

Le
cause: indisponibilità ad affrontare i problemi di gestione del
personale; mutato atteggiamento verso la spesa pubblica in istruzione.
In mezzo una giungla di provvedimenti, frutto di consociativismo spinto
e di dissennato e traversale disinvestimento su un modello di scuola
funzionale a un mondo in continuo cambiamento. Risposte occasionali,
provvisorie, “toppe” su situazioni sempre prossime a conflagrare;
estemporanee decisioni condizionate da tornate elettorali o da fasi di
maggiore rivendicazione da parte di chi – intanto – in una condizione
di precarietà economica, lavorativa, esistenziale, mandava avanti parte
della scuola italiana.

Uno dei molti possibili esempi di
schizofrenia politico-amministrativa è quello dell’istituzione nel 1998
delle Siss – Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario;
nel 2000 è bandito un megaconcorso per accesso a cattedra e
conseguimento di abilitazione; in parallelo, si dà vita a corsi
riservati, rivolti a insegnanti (detti “precari storici”) con almeno
360 giorni di supplenza, ancora per l’abilitazione. Fu così abilitato
un numero di insegnanti sproporzionato, che generò peraltro
un’incresciosa quanto ovvia tensione tra “storici” e “sissini”.

Il
consociativismo ha prodotto sanatorie, stabilizzazioni ope legis,
aggiustamenti di graduatorie, corsi abilitanti. In mezzo, donne e
uomini per cui, anno dopo anno, la cabala si compiva nei corridoi di
qualche provveditorato, in attesa di una chiamata tardiva per chissà
dove, ad anno scolastico già iniziato.

E non dimentichiamo gli
studenti, di tutte le età, che negli anni, ogni anno, hanno visto
sfilare anche 3 o 4 supplenti e per i quali la continuità didattica è
stata formula suggestiva, mai praticata. “Non pagheremo noi la vostra
crisi” era uno degli efficaci slogan dell’Onda. Invece quella crisi la
stiamo pagando tutti. Ma loro più di tutti: studenti precari e precari
precarizzati.

da il Fatto Quotidiano del 5 marzo
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Messaggio Da Dallolio Mer Mar 24, 2010 11:39 pm

Davvero interessante e completo!
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