Lino61

Nel lontano 1988 fui convinto da un amico ad insegnare presso una scuola privata, stanco dei soprusi e delle false promesse politiche, dopo aver lavorato presso aziende del Nord e del Sud come progettista, iniziai la mia avventura che dagli ormai lontani banchi di scuola, mi portò a salire in cattedra, pensando che l'ambiente scuola fosse il meno sporco da inciucci e da servilismi.

Non nascondo i timori, le ansie e le paure di quei giorni che affrontai con una certa apprensione, ma via, via, negli anni, il contatto con i ragazzi, fu tale che non riuscii più a smettere, cresceva la mia esperienza attraverso ciò che sapevo dare e che ricevevo, ricordo bene che spesse volte pur di insegnargli qualcosa andavo a comprare a spese mie, diversi materiali scolastici.

Oggi, mi capita di incontrare i 18enni dell'88 che mi rivedono con piacere e con una certa nostalgia di quei tempi.

Dopo i primi 10 anni, pensavo che comunque sarei passato di ruolo, dopo aver visto, molti miei colleghi passare di ruolo, ricordo che quando iniziai a prendere le prime supplenze dal Provveditorato agli studi che il più anziano era riuscito a passare in ruolo dopo 17 anni, e sinceramente pensavo, tra me e me, che sarei passato anch'io dopo altri 7 che mi mancavano.

Ma guardando il futuro e ciò che sta accadendo, non so cosa farò l'anno scolastico venturo e se ci sarò ancora e non riesco ad immaginare dove.

Sono da parecchi anni il primo in graduatoria, ma vuoi per un motivo (inserimenti da altra provincia), vuoi per un altro (riservisti) oppure per un altro motivo ancora (un inserimento su otto cattedre libere, che non vi sono mai state), mi trovo in questa situazione di perenne precarietà.

Oggi, mi chiedo a cosa mi servono tutti quei punti che mi ritrovo nell'ultima graduatoria.

lino61