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Il PD si indigna ma non si degna

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Messaggio Da Giuseppe Palatrasio Mar Mar 08, 2011 11:46 pm

“La scuola reggerà i miei tagli”. Così ha dichiarato la Gelmini confermando altri 25.000 tagli per il 2011/2012 . Ma lo sa la Sinistra Gelmini che dietro quei tagli ci sono persone in carne ed ossa?


Oggi, dopo le dichiarazioni di Berlusconi, finalmente si torna a parlare sulle prime pagine dei giornali non governativi di dignità degli insegnanti e di difesa della scuola pubblica e finalmente si firmano appelli e si lanciano manifestazioni e scioperi (venerdì 12 marzo manifestazione in difesa della scuola pubblica e... il 6 maggio sciopero generale della CGIL). Ma un dubbio ci attanaglia? Perchè se il PD ora si indigna per le dichiarazioni di Berlusconi in questi ultimi due anni non ha fatto quasi nulla contro i tagli? Forse perchè al partito “amico” anti-berlusconiano i tagli di Gelmini/Tremonti in fondo non indignano più di tanto? A pensar male... il ragionamento potrebbe essere questo: il lavoro sporco lo si fa fare alla Destra poi andiamo noi al governo e ci troviamo una scuola statale più leggera, meno costosa per le casse dello Stato e questo è in fondo un bel vantaggio no? Quindi, per fare fino in fondo peccato, potremmo pensare che al PD non conviene protestare troppo altrimenti poi gli 8 miliardi di finanziamenti tolti alla scuola pubblica li dovranno rimettere loro, i 150.000 posti tagliati li dovranno ripristinare loro, tutti quegli stipendi in meno a insegnanti e personale ATA li dovranno pagare loro. E facendolo come si giustificherebbero di fronte all'Europa tecnocrata che predica da anni tagli alla spesa pubblica e ai servizi essenziali (dall'istruzione, alla sanità, alle pensioni)?


Grazie a Berlusconi ora si parla tanto della scuola pubblica come bene essenziale ma possiamo far davvero finta di non sapere che l'idea di scuola pubblica è stata messa in discussione per la prima volta dal ministro Berlinguer (governo di centro-sinistra) con l'autonomia scolastica e con l'esplosione del mercato dei progettifici, che il passaggio da Presidi a Dirigenti scolastici, segno dell'aumento della gerarchizzazione amministrativa e finanziaria all'interno delle scuole e il conseguente ridimensionamento dell'efficacia della collegialità, hanno indebolito nei fatti la libertà effettiva di insegnamento, che l'esplosione del precariato è diretta conseguenza dell'abolizione dell'automaticità delle assunzioni in ruolo avvenuta con l'approvazione della Legge 449/1997 da parte di un altro governo di centro-sinistra?


Nel valzer dell'ipocrisia noi lavoratori della scuola abbiamo imparato che a volte ci tocca girare con chi un attimo prima suonava un'altra musica ma dovremmo aver imparato anche a non farci più fregare da chi ci seduce e poi ci abbandona. (La CGIL per esempio oggi ci invita a ballare al suo sciopero generale del 6 maggio, 2011 per fortuna! Finalmente! Ci voleva! Ma non si era però detto che il prossimo sciopero generale doveva realmente bloccare il paese, per far dimettere Berlusconi, salvare la democrazia e consentirci di iniziare finalmente a occuparci dei problemi dei lavoratori con salari da fame, dei disoccupati, dei precari, dei giovani, degli immigrati? E allora perchè solo di 4 ore e con manifestazioni locali? Perchè forse quella che davvero interessa alla signora Camusso, essendo lo sciopero fissato a una settimana dalle elezioni amministrative, è solo fare un gigantesco spot elettorale al PD?)


E poi per cosa protestiamo, Berlusca ci ha fatto un complimento quando ci ha accusato di “inculcare” valori differenti... differenti a chi? ai suoi? Individualismo, violenza, razzismo, arroganza, maschilismo, ecc.? Certo... ne dovremmo essere fieri... Peccato che non sempre è così, non sempre noi insegnanti siamo all'altezza di questo compito né lo compiamo con la giusta costanza, entusiasmo e rigore, nel reale interesse dei nostri studenti (e dei loro genitori). Se tutti ci impegnassimo davvero ogni giorno a “inculcare” amore per la cultura e l'arte, senso critico, tolleranza e solidarietà la scuola pubblica e la nostra società probabilmente non sarebbero ridotte in questo stato.


E allora iniziamo noi a condurre le danze, smettiamola di indignarci/impegnarci a intermittenza, smettiamola di delegare a partiti e sindacati di regime la nostra indignazione, autorganizziamoci le nostre lotte, le nostre proteste e il nostro futuro. A cominciare da subito.
Giuseppe Palatrasio
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